Scrivere senza spreco

Gen 1, 2023 | Parole e Linguaggio | Visualizzazioni: 821

Ho incontrato la parola giapponese “muda”, spreco, in un articolo sulla rivista Millionaire dei mesi dicembre 2021/gennaio 2022. Alcuni imprenditori hanno creato un’azienda basata su un approccio “mudafree”, senza spreco. Mi chiedo se questo approccio possa essere vincente anche nel mondo del copywriting e content writing – quando si tratta di scrivere senza sprecare frasi e parole, tempo ed energia.

SCRIVERE “IL GIUSTO”

Se applico il concetto giapponese “mudafree”, ossia zero spreco all’atto dello scrivere, mi viene in mente una lingua asciutta, chiara, lineare, con la giusta quantità di informazioni, che si legge bene, con scioltezza, piacevolezza, facilità. Una lingua priva di giri di parole, lunghe spiegazioni, ripetizioni, concetti astratti o ambigui. Sprecare parole scritte equivale a sprecare tempo, energie. Inquinare l’ambiente digitale con un surplus di parole e concetti, informazioni. Invece, chi legge un contenuto online, non vuole sentirsi sotto l’onda travolgente di un fiume di parole in piena. Applicato alla scrittura di testi digitali, dunque, il concetto “mudafre” equivale a scrivere “il giusto”, per ogni contesto, per ogni situazione, per ogni richiesta.

IL METODO MUDAFREE 

Sempre nell’articolo del Millionaire leggo che, nel 2020, il concetto Muda è stato applicato al mondo aziendale, dando vita a Redlab, società di consulenza. I fondatori, Marco Scarpellino e Vittorio Lanzillo hanno creato un vero e proprio metodo, Mudafree, da loro definito “un approccio innovativo che mira ad eliminare tutti i tipi di sprechi per rendere le operazioni aziendali misurabili, efficaci, efficienti, ripetibili e sostenibili”.

Se penso alla scrittura digitale, mi risuonano le parole “efficace”, “efficiente”, “ripetibile”, “sostenibile”. Una scrittura che dà vita a una lingua:

  • ripetibile, nel senso che posso usare le stesse strategie di scrittura, in più generi di testi;
  • sostenibile, ossia che genera poco rifiuto, nel senso di surplus di informazioni, nozioni, parole;
  • efficace ed efficiente, ossia che arriva a soddisfare gli obiettivi che si prefigga la comunicazione, i bisogni di chi legge.

DALL’ECONOMIA SOSTENIBILE ALLA LINGUA SOSTENIBILE

In particolar modo mi interessa la parola “sostenibile”. Come si può arrivare a creare una lingua sostenibile? Cosa vuol dire, poi?

Sviluppo sostenibile, è quello che “soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”, spiega la Commissione delle Nazioni Unite sull’ambiente.

Una lingua sostenibile, è una lingua che si mette al servizio del tempo presente – un tempo sovraffollato – e dunque si fa “giusta”, nel senso di quantità, puntando più sulla qualità: ti dico il giusto con i modi e le parole giuste, senza sovraccaricarti.

Una lingua sostenibile, è una lingua che ascolta le istanze, i bisogni, le richieste del tempo e della società presente – e ci si adatta, con le modifiche necessarie (incusi neologismi che ci possono apparire o suonare “strani”). Una lingua a cui prestare attenzione, che va ascoltata, presa in cura: un lascito per le generazioni a venire, questa lingua scritta curata. Generazioni che saranno sempre più digitali e onlife, lontane dai libri stampati, dalla parola stampata, dalla parola dentro un libo di carta, dalla linearità del processo di lettura di un libro. Un lascito che è come dire: ti lascio un pezzo di lingua-tradizione che a breve potrebbe sparire. Stiamo perdendo la cura della parola: impariamo a sostenerla – senza spreco!

 

 

Se clicchi qui, trovi i miei servizi di scrittura digitale e di formazione – dove cerco proprio di seguire un approccio “mudafree”, senza spreco di parole.

Verusca Costenaro

Come gli uomini ostinati sprecano i propri talenti, così il bue cocciuto la propria forza.

Proverbio cinese.

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