Copy perfetti no, eccellenti sì!

Gen 1, 2023 | Copywriting | Visualizzazioni: 832

Chi si occupa di copywriting, attraversa un processo creativo che porta alla scrittura finale di un contenuto. Che potrà essere perfetto o eccellente. Dove sta la differenza, e cosa conviene, a livello di risparmio di tempo ed energie?

LA RICERCA DELLA PERFEZIONE

In una intervista online su FB del 22 novembre 2022, a cura del Centro di Terapia Strategica di Arezzo fondato da Giorgio Nardone, la psicoterapeuta Roberta Milanese parla della questione del perfezionismo. Ognuno ha dei propri standard di perfezione. E la ricerca in determinati ambiti: nel modo in cui abbiniamo i nostri vestiti, nell’ambiente in cui viviamo, nell’ambito professionale. Per quanto riguarda la performance lavorativa, anche lì ognuno la interpreta a proprio modo: perfezione nel parlare in pubblico, o nello scrivere un certo documento.

In ambito psicoterapeutico, il tema del dosaggio della perfezione prende valore: se una persona ricerca la perfezione entro certi limiti, ci può stare. Ma se diventa un’ossessione, allora c’è qualcosa che non va. Perché diventa un eccesso di attenzione al dettaglio.

ECCELLENZA AL POSTO DI PERFEZIONE

Nel corso dell’intervista, Roberta Milanese suggerisce di usare “eccellenza” invece di “perfezione.” L’eccellenza è un movimento, un continuo divenire migliorativo. L’eccellenza, spiega la psicoterapeuta, è raggiungibile, la perfezione, no. Il criterio di perfezione non è oggettivo, ognuno si fissa degli obiettivi. L’eccellenza ha a che fare con l’efficacia della nostra prestazione, mentre la perfezione rimanda a criteri arbitrati e irraggiungibili.

L’eccellenza non è irrigidita: per esempio, io posso fare una presentazione di lavoro eccellente ma non perfetta rispetto a dei canoni che mi ero data. Posso scordare di dire una parola che intendevo dire, dunque fare una presentazione imperfetta secondo i miei obiettivi iniziali, ma comunque di ottima qualità – eccellente, perché riesce a raggiungere il pubblico, a comunicare i miei obiettivi, dunque a essere efficace.

IL PROCESSO DI SCRITTURA NEL COPYWRITING

Scrivere un testo digitale, per lavoro, è la fase di un processo che avviene dopo aver capito bene vari aspetti:

  • gli obiettivi della comunicazione;
  • le richieste, i bisogni e le aspettative di chi commissiona il testo;
  • il contesto di riferimento: l’azienda, il brand, il prodotto, il servizio; la possibile clientela;
  • il tono di voce da usare, lo stile e il linguaggio, e vari aspetti linguistici e stilistici.

Quando scrivo un contenuto digitale, ho delle aspettative. Mi pongo degli obiettivi precisi. Definisco:

  • il format;
  • il titolo e sottotitolo;
  • la suddivisione in paragrafi e il contenuto di ogni paragrafo;
  • i vari sottotitoli;
  • la call to action conclusiva;
  • eventuali hyperlink inseriti nel testo;
  • eventuali link suggeriti in calce.

Alla fine del processo di scrittura, avrò ottenuto un certo risultato. Un prodotto preciso. Ma è un prodotto che mi soddisfa, alla perfezione? È perfetto, scritto seguendo gli obiettivi stabiliti prima di scrivere? E soprattutto: mi ha costato fatica, ottenere quel prodotto? Il processo di scrittura, è stato sfiancante?

ECCELLENZA O PERFEZIONE NEL COPYWRITING?

Roberta Milanese distingue vari tipi di persone perfezioniste: per esempio, i cosiddetti “ipercontrollanti”, che ricercano la perfezione per sé stessi, e investono tanta energia e tempo per avere tutto sempre in ordine. Una presentazione di lavoro, la riscrivono più volte, la modificano, la cambiano, anche nei minimi dettagli. Anche se alla fine ottengono un risultato, lo fanno con un grande dispendio energetico.

Non la perfezione, ma l’eccellenza, ossia il miglio testo che potessi scrivere, secondo gli obiettivi iniziali, è la meta ideale se voglio ottenere dei risultati concreti ottimizzando tempo, energie, risorse, impegno.

Non è il contenuto che mi aspettavo di scrivere? Non mi sento pienamente soddisfatta? Pazienza. Accetto un piccolo tarlo per erodere il senso di perfezione. È quel senso di imperfezione finale a uccidere il perfezionista che è in me pur mantenendo il livello di eccellenza, osserva Roberta Milanese nella sua intervista. Se pensiamo al o alla copywriter che ha concluso un lavoro e non prova una soddisfazione totale, beh, ben venga: concedersi delle imperfezioni rende il nostro processo lavorativo più rapido, snello, efficace. Una persona che scrive e ha tratti ipercontrollanti, può scoprire che può ottenere quel che vuole senza fatica e spreco di energie e tempo. Essere consapevoli del meccanismo che ci si trova ad affrontare, mentre si cerca la perfezione del testo finale, ci ridà potere. Il potere di vivere il nostro lavoro con serenità, armonia, lucidità – ed efficienza, per il bene nostro e di chi ci leggerà.

Se ti interessa l’intervista a Roberta Milanese, la trovi qui:

https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=835826717739248

 

Se clicchi qui, trovi i miei servizi di scrittura digitale e di formazione – che tengono all’eccellenza, non alla perfezione.

Verusca Costenaro

C’è differenza fra lottare per il risultato migliore e sfiancarsi per la perfezione. Il primo atteggiamento ha un obiettivo raggiungibile ed è gratificante e salutare; il secondo ha una meta spesso irraggiungibile ed è frustrante e fonte di nevrosi. Per di più comporta un assurdo spreco di tempo.

Edwin Bliss, giornalista e insegnante.

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Un’architettura di parole

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Il lavoro del copywriting e content writing è un percorso di costruzione, come avviene in architettura. Una costruzione in cui i mattoni sono le parole. Ci rifletto grazie a Gae Aulenti.

Copy, che??

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