Scrivere di sé come luogo di cura

Gen 3, 2023 | Formazione e Bio | Visualizzazioni: 841

Quando tengo corsi di formazione, in presenza o a distanza, mi accorgo di quanto la gente abbia voglia – e bisogno – di raccontarsi. Di parlare di sé, del proprio vissuto – esperienziale, relazionale, emotivo. Desiderio non solo di esprimersi come essere umano in tutti gli ambiti, privati e professionali, ma di essere presa in ascolto. La gente ha bisogno sia di raccontarsi che di sentirsi ascoltata.

LA SCRITTURA POETICA COME RICERCA SU DI SÉ

I corsi e workshop che organizzo di solito seguono due filoni, entrambi incentrati sulla scrittura autobiografica: da una parte, ci sono i laboratori di gruppo, dall’altra, gli incontri uno-a-uno. Possono essere in presenza o a distanza. In ognuno, uso la scrittura come mezzo di espressione di sé, in maniera libera e creativa.

Ci sono corsi incentrati sulla scrittura poetica, per esempio, scrittura di haiku giapponesi, brevi componimenti poetici di tre soli versi. Con un lavoro che parte dai sensi, le persone che partecipano al corso vengono stimolate e sollecitate a scrivere tre versi che parlino di sé, dove in poco spazio, si cerca di racchiudere “il tanto di sé”. Si parte dai sensi per arrivare alla parola, alle parole, alla libera scrittura di sé, come modo per indagarsi, conoscersi, scoprirsi, in ogni aspetto. Come modo per stare bene – trovare un proprio originale centro di benessere. Perché noto sempre che chi scrive di sé, chi riesce a lasciarsi andare al flusso della libera espressione di sé, seguendo il proprio istinto creativo, dopo si sente meglio. Più leggero, in un certo senso. Come se far uscire il proprio vissuto sotto forma di combinazioni di parole, magari inedite, inaspettate, facesse recuperare aria, ossigeno, liberando il respiro da eventuali blocchi.

LO STORYTELLING PER RACCONTARSI E FARSI CONOSCERE

Ci sono poi i corsi di carattere più aziendale, dove la persona coinvolta mi chiede di lavorare su un preciso aspetto della comunicazione, principalmente scritta. La richiesta più frequente è la stessa: creare uno storytelling su di sé. Imparare le tecniche e strategie per raccontare di sé – lavoro ma anche vita privata, interessi, ideali – in maniera coinvolgente per chi legge o ascolta. Comunicarsi con il giusto tono di voce, le giuste parole, il giusto ritmo. Anche qui, il lavoro si intreccia con una ricerca di sé, dove la persona, mentre impara strategie stilistiche e linguistiche per raccontarsi, impara anche cose (nuove?) su sé stessa, sulla propria identità, il modo di essere e stare al mondo. Talvolta, la persona si sorprende di scoprire che no, non è aggressiva, ma assertiva – che sono due cose completamente diverse. Assertività che spesso viene scambiata con aggressività: ne sappiamo qualcosa noi donne. E allora, quali parole o forme usare, per comunicare in maniera assertiva, che non venga percepita come aggressiva da chi ascolta?

IL PENSIERO AUTOBIOGRAFICO

Nel volume Raccontarsi, l’autobiografia come cura di sé, Duccio Demetrio, pedagogista e filosofo, sottolinea vari aspetti legati alla scrittura autobiografica. Intanto, come il desiderio di raccontare di sé per iscritto capiti, perlomeno nelle culture occidentali, a molti e molte di noi. Demetrio la definisce “una sensazione che ci raggiunge all’improvviso, sottile e poetica”, “quasi un’urgenza o un’emergenza, un dovere o un diritto”. Un bisogno che lui nomina così: “pensiero autobiografico, “una compagnia segreta, meditativa.”

NUOVO SENSO ALLA VITA

Una volta che il pensiero autobiografico è entrato a far parte del nostro spazio mentale, ci invade la vita. Perché diventa, come osserva Demetrio, “una presenza che da un certo momento in poi accompagna il resto della nostra vita”. Dà un senso profondo alla nostra vita: ci mostra che abbiamo vissuto (quel vissuto che desideriamo raccontare e fissare con parole scritte) e che stiamo ancora vivendo. Ci solletica il futuro, anche: cos’altro ci capiterà, a cui prestare attenzione, per poterlo portare nello spazio della pagina scritta poi? Il pensiero autobiografico diventa una passione nuova o rinnovata per la nostra vita, “un luogo interiore di benessere e cura”.

LA SCRITTURA COME LUOGO DI CURA

Benessere, in che senso? Demetrio spiega che la necessità, la voglia di scrivere di sé e del proprio vissuto permette una specie di auto-analisi: “un ripatteggiamento con quanto si è stati. Tale riconciliazione – un’assoluzione talvolta certo difficile – procura all’autore della propria vita emozioni di quiete”. Il  pensiero autobiografico, pur partendo da un istinto individualistico, alla fine finisce per aprirsi all’altro da sé in ascolto e trasformarsi in “altruismo dell’anima.” La storia che condividiamo con altre persone come noi non è più completamente nostra, si apre al mondo esterno, a nuovi orizzonti. Ci riavvicina all’altro da noi, senza giudizio. La nostra storia, così come è, nel bene e nel male, “è ciò che è”, ci ricorda Demetrio. Gli eventi passati della nostra vita sono andati come dovevano andare: non possiamo che riappacificarci con quanto è stato e amarlo per come è stato, “poiché la nostra storia di vita è il primo e ultimo amore che ci è dato in sorte”, conclude Demetrio.

E allora il lavoro di scrittura che svolgo nei miei laboratori prende un senso nuovo e forte per chi partecipa. Che si sente libero di esprimere il proprio sé, raccontarlo nei modi più congeniali, senza nessun (pre)giudizio o barriera, in un processo di ascolto attivo e partecipe da parte di chi è presente. Ecco che le attività di scrittura proposte, che mi piace chiamare “esperienze di scrittura”, diventano un piccolo luogo per comunicarsi e prendersi cura di sé – oltre ogni altro obiettivo.

Se vuoi leggere alcuni degli haiku creati durante un laboratorio con un gruppo di donne, eccoli qui:

Raccolta Haiku_Centro Donna

Se clicchi qui, trovi, oltre ai miei servizi di scrittura digitale, anche i servizi di formazione, con laboratori pratici incentrati sulle tecniche di storytelling e scrittura di sé.

Verusca Costenaro

[…] il pensiero autobiografico in un certo qual modo ci cura: ci fa sentire meglio attraverso il raccontarci e il raccontare che diventano quasi forme di liberazione e di ricongiungimento.

Duccio Demetrio, pedagogista e filosofo.

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Falla semplice!

Falla semplice!

I miei studi sulla lingua inglese e la mia esperienza come formatrice mi hanno insegnato il valore della semplicità. Ci rifletto assieme ad alcune osservazioni di Annamaria Testa.

(Scrivere) semplice, è bello!

(Scrivere) semplice, è bello!

Scrivere con parole semplici, vuol dire rendere la vita più semplice a chi legge. Ci rifletto prendendo spunto da un manuale di semplificazione dell’italiano per stranieri.