(Scrivere) semplice, è bello!

Dic 31, 2022 | Formazione e Bio | Visualizzazioni: 818

Chi l’ha detto che scrivere con un linguaggio ricercato, frasi lunghe e involute, sia quel che davvero serve a chi legge un testo digitale? Ci rifletto partendo dalla mia carriera di docente di italiano a stranieri e dalle tecniche di semplificazione del linguaggio per renderlo più comprensibile.

LIBRI CHE ISPIRANO IL MIO LAVORO DI COPYWRITER

Un giorno stavo rovistando tra i miei libri, quando è spuntato un volume dai bei toni azzurri, edito dalla Guerra Edizioni, che racchiude gli atti di un convegno che si è tenuto a Bergamo, tra il 17 e 19 giugno 2002, a cura di R. Grassi, A. Valentini, R. Bozzone Costa: L’italiano per lo studio nella scuola plurilingue: tra semplificazione e facilitazione.

Quando insegnavo italiano a studenti stranieri, nelle scuole pubbliche e all’università, cercavo di tenermi aggiornata seguendo convegni dal vivo o leggendone gli atti. Quel ho studiato e imparato negli anni, in tema di insegnamento della lingua italiana, ha contribuito a creare la copywriter che sono oggi, l’approccio che uso nel mio lavoro, quando scrivo, curo, edito contenuti digitali.

Per esempio, questo libro sulle strategie di semplificazione e facilitazione più adatte per apprendenti stranieri, mi ha ispirata nell’approccio alla scrittura che uso oggi. Write it easy (oltre che take it easy!). Scrivi come mangi (oltre sa parla come mangi!). Be light, be happy! – dove light, è spoglio da fronzoli, chiaro, essenziale, comprensibile, diretto, inclusivo, accessibile, sono i motti che accompagnano il mio lavoro di scrittura digitale. Già online si trova di tutto, figuriamoci se quel che mi trovo a leggere è lungo, arzigogolato, contorto, complicato! Meglio allora una lingua “spezzata”. Con più pause (respiri! Un po’ in stile mindfulness). Frasi brevi, che lascino spazio anche a chi legge. Alle sue riflessioni. Considerazioni. Alle sue emozioni nel leggere.

COME COMPLICARE LA VITA (A CHI IMPARA UNA NUOVA LINGUA)

Le cose che complicano la vita, sul piano linguistico, a chi si trova a imparare la lingua italiana, secondo il libro della Guerra Edizioni sono:

  • le frasi che contengono tante informazioni;
  • le frasi con tante subordinate (le virgole che si aprono e chiudono di continuo);
  • le frasi con tante relative (introdotte da “che” o “chi”) e forme passive (“il libro è letto”);
  • parole troppo astratte (“generosità”, “lungimiranza”).

Questo riguarda soprattutto la lingua dello studio, per esempio la lingua della storia, delle scienze. Come fanno, degli alunni stranieri, che magari a malapena possiedono la lingua per comunicare, passare velocemente al piano superiore, la lingua di una materia? C’è una fase in cui è necessario favorire la comprensione dei contenuti dei testi, della spiegazione dell’insegnante, dei termini e dei concetti, attraverso la semplificazione.

PROVE TECNICHE DI SEMPLIFICAZIONE LINGUISTICA

Solo attraverso una fase-ponte, di passaggio graduale, gli studenti che non hanno l’italiano come lingua nativa, potranno appropriarsi dei concetti e del linguaggio di ogni materia. Semplificazione in questo caso, vuol dire:

  • semplificare le consegne delle attività;
  • fornire esempi concreti;
  • sostituire le frasi (avrei potuto scrivere il temine “tecnico”, enunciati, ma mi capisci lo stesso con “frasi”, giusto? E il significato non cambia!) e i testi complessi con produzioni più semplici.

Tra i criteri per la scrittura (avrei potuto scrivere il termine specialistico, “stesura”, ma mi capisci lo stesso con “scrittura”, giusto? E il significato non cambia!) di testi “a difficoltà controllata”, già nel 1994  Ellero e Malfermoni indicano questi:

  • le unità informative vengono ordinate in senso logico e cronologico;
  • le frasi sono brevi (20/25 parole) egli articoli in media non superano le 100 parole;
  • si usano quasi esclusivamente frasi coordinate (“Avevo fame, così mi sono preso una fetta di pizza”);
  • si fa molta attenzione all’uso del lessico, utilizzando solo il vocabolario di base della lingua italiana (del linguista Tullio De Mauro) e fornendo spiegazione delle parole che non rientrano nel vocabolario di base;
  • il nome va ripetuto, evitando i sinonimi e facendo un uso molto limitato dei pronomi;
  • nella costruzione della frase si rispetta l’ordine SVO (Soggetto, Verbo, Oggetto);
  • i verbi vengono per lo più usati nei modi finiti e nella forma attiva;
  • si evitano le personificazioni (“il Senato” diventa “i senatori”);
  • non si usano le forme impersonali (“si dice che”; “bisogna”);
  • il titolo e le immagini sono usate come rinforzo per la comprensione del testo.

Questi criteri si rivolgono allo studente straniero, la cui lingua nativa non è l’italiano, ma che si ritrova a vivere in Italia, dove la lingua, nei primi stadi, appare come una nebulosa astratta, un caos di suoni e lettere, combinazioni e forme nuove.

SEMPLIFICARE UN CONTENUTO DIGITALE

Tra questi criteri per la scrittura di “testi a difficoltà controllata”, ce n’è qualcuno che possiamo fare nostro, noi copy e content writer, che ci ritroviamo a scrivere testi digitali in un mondo (web) piuttosto affollato? Possiamo noi scrittori digitali, rendere la vita (online) più semplice a chi ci legge? Sì. Senza per questo snaturare quel che scriviamo? Io credo di sì – facendo attenzione naturalmente al committente, al contesto, alle richieste, alle aspettative, ai bisogni. Dunque, ascoltando con attenzione sia chi ci chiede di scrivere un testo digitale, sia chi si troverà poi a leggere online, quel testo. A me pare che semplificare non sia snaturare, ma riportare all’origine – allo stato naturale della lingua. Uno stato in cui la lingua si legge bene, con facilità e scioltezza, senza pesantezza, con piacevolezza – senza dover recuperare soggetti lontani o poco chiari, o perdendo il filo tra una miriade di frasi subordinate. Una lingua “semplice” e “leggera”, chiara e comprensibile, accessibile, inclusiva. Tutto ciò che più (ci) piace di questi tempi.

 

 

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Verusca Costenaro

Ma per favore con leggerezza
raccontami ogni cosa
anche la tua tristezza.

Patrizia Cavalli, poeta e scrittrice.

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Falla semplice!

Falla semplice!

I miei studi sulla lingua inglese e la mia esperienza come formatrice mi hanno insegnato il valore della semplicità. Ci rifletto assieme ad alcune osservazioni di Annamaria Testa.